UN’ESTATE DA QUI

(Racconti brevi brevissimi

)

Sulla mia pelle bianca sere d’estate girano intorno come pianeti.

Pale di ventilatore al soffitto, ho preso una stanza calda che sa di far west.

Duelli di corpi infervoriti dal tempo risuonano in una atmosfera liquorosa e secca. Mi pizzica la lingua, ho voglia di rum e cioccolato.

Nella stanza afosa si alza polvere ad ogni colpo di reni. E molle smollate lenzuola usate sudore e umori. Dal soffitto scricchiolii di legno vecchio, dalla porta fischi di vento. Melodie di boschi solitari.

In un angolo un piccolo tavolo due sedie impolverate un cesto di frutta e fili di luce.

Il sapore della zuppa ormai fredda ha i colori dell’autunno, il sapore dei baci, invece, ha il colore degli occhi tuoi che ancora non so.

Pale di ventilatore al soffitto, ho lasciato la stanza calda che non sa più di far west.

Sulla mia pelle arrossata sere d’estate girano intorno come pianeti.

È un bussare alla luna e vieni ad aprirmi tu.

UN’ESTATE DA QUI

(Racconti brevi brevissimi)

Oggi è un buon giorno per far asciugare lo smalto lampone sui piedi, il vento entra raso terra dalla fessura bassa della persiana in camera mia.

L’odore acidulo che sale si impasticcia a quello acre del sudore sulle gambe; si infrangono nel naso scompigliandomi i sensi.

Di tutti il sesto è quello meno confuso, fiuta una serena strafottenza.

Un pizzicotto di zanzara prende forma in cima a una coscia. Mi ricorda un uovo ad occhio di bue, mi ricorda gli occhi suoi che brillavano ad ogni succhio.

Applaudo ai ricordi, schiaccio la succhiasangue.

UN’ESTATE DA QUI

(Racconti brevi brevissimi)

Mi piaci come la mortadella appena affettata nel panino ancora caldo

L’estate porta dichiarazioni inaspettate e golose, papille gustative scoppiettanti come pop-corn.

Lato cucina la finestra non sta zitta un attimo, butta dentro tagli d’erba senza l’odore del fresco.

Da qui niente movimento del mare, nessuna sensazione sonora di onde che schizzano acqua.

Da qui solo il salato di gocce dagli occhi a condire labbra socchiuse in baci che ancora non hanno sapore.

È così l’estate, scava la sete inarca le schiene gongola le fantasie.

A me la mortadella piace con il pistacchio, che fruga sottilmente palati insaziabilmente agrodolci.

UN’ESTATE DA QUI

(Racconti brevi brevissimi)

E ci sto bene con la pioggia in faccia che picchetta meglio di una crema contorno occhi, che rimbomba nelle nuvole grigie, che sfiora e tocca con raffiche di vento la mia pelle.

L’estate di acquazzoni è lunga una scarsa settimana. Gocce di pioggia ballano un ritmo sfrenato, si accompagnano ai soffioni spinti nell’aria.

Piccoli uccelli dalle piccole ali cinguettano e fanno fatica a scappare via dal cielo, attendono il cambiamento.

Che bei momenti mi da questo temporale, riassorbe la tristezza cupa e l’indolenza, cancella e riscrive circostanze. Un passato, un presente, un futuro.

Ho visto una donna uscire da una porta di casa non sua con un ombrello, l ho vista rientrare poco dopo con un ombrello e un cuscino stretto sotto un braccio.

D’estate la pioggia porta l’amore.

UN’ESTATE DA QUI

(Racconti brevi brevissimi)

Muesli croccante al cioccolato nella tazza gialla con gli occhioni affoga nel latte, freddo, che solo con il caldo riesco ad apprezzare.

Le cicale dirimpetto friniscono all’infinito ricordandomi che c’è l’estate, che per loro è richiami d’amore, per me è nostalgia di casa.

Col cucchiaio annaspo nel vuoto del latte macchiato, il Muesli croccante al cioccolato è scivolato via insieme ai pensieri sparsi del mattino.

Ricarico i colpi e affondo nuovamente.

C’aspetto notizie dentro, come una maga nella sfera di cristallo. Ho speranze croccanti ad attendermi.

UN’ESTATE DA QUI

(Racconti brevi brevissimi)

Thè alla pesca senza zuccheri e groppone in gola amaro, certe tarde mattine sono così, come quando non ti accorgi che è già calata la sera.

L’intensità dell’olio di Argan e Camelie si diffonde nella doccia, il vapore l’ accarezza sulla pelle ancora diafana. Si appannano vetri specchi pensieri stanchi pupille.

L’asciugamano oggi è di colore giallo, paglierino, di quel giallo sbiadito sciapo incolore che solo la biancheria d’altri tempi può indossare con eleganza.

Un vis a vis con me stessa che non avviene, gli sguardi li lascio altrove. Gli specchi non sono l’anima, gli occhi sono pezzi infranti.

Lascio scivolare teli pensieri e parole, bianca e spoglia mi avvio in un accenno di sorriso.

Nelle ore tutto si fa caldo e si scioglie, il thè alla pesca senza zuccheri, il groppone amaro nella gola. Tutto nello scorrere delle ore muta pelle, come la mia, che non sarà più bianca.

UN’ESTATE DA QUI

(Racconti brevi brevissimi)

Ho deciso che la tristezza va accarezzata, e se io non riesco a sorridere allora lo farai tu per me.

Ti regalo ciò che più ti piace. Uno sguardo furtivo tra i miei mondi, un buon dì al caffè, qualche parola spettinata, la calma di un momento. Ti regalo pure del miele, saprai tu che farne.

Carico la lavatrice. Insieme ai pensieri, panni profumati al blu mare centrifugano e svuotano acqua ed esistenze.

La tenda a righe gialle forse arancio copre la prospettiva del terrazzo, ripara sole e solitudini, svolazza al vento caldo dell’estate. Io sotto la sua ombra scopro prospettive, riparo solitudini, svolazzo al vento caldo delle fantasie.

Un’ora e ventitré minuti è la lunghezza del tempo d’attesa, parte una musichetta allegra e anche un mio disappunto.

Appallottolo una conversazione che di immaginaria ha solamente l’altra me.

Le parole nella testa, quelle che restano, hanno invece una pagina bianca a righe una penna verde e il profumo al blu mare, come i panni che insieme ai pensieri svuoto dalla lavatrice.

UN’ESTATE DA QUI

(Racconti brevi brevissimi)

Ho capelli appiccicosi di umidità come salsedine, in questa notte che la luna è quasi tonda e sembra grossa luminosa bianca agli occhi miei socchiusi di miopia.

Un lampione due tre…

Sono tondi uguali e bianchi e gialli e fanno luce sulla pelle arsa dai pomeriggi.

Un abbaiare in lontananza tra le case, uno scrosciare d’acqua nei giardini, una stella caduta prematuramente.

Sul finire del mese sparano fuochi d’artificio, i rimbombi arrivano cupi e malinconici in una notte che il fuoco ce l’ha già di suo.

UN’ESTATE DA QUI

(Racconti brevi brevissimi)

Nel tempo sospeso di questa estate non mia provo a coccolarmi un po’.

Nulla mi appartiene, nulla è chiaro. Mi accorgo di esserci nei crampi alla pancia e nel sapore del gelato croccante sulla stecca.

L’angolo di giardino delle fate ha il colore dell’ambra e il calore che mi sale dal petto. Sulla sdraio di legno un pareo fucsia sventola nodini di cotone. Annuso l’aria di incenso, alzo un sopracciglio, mi convinco che forse il rosa un po’ bene mi sta.

Sotto i piedi scalzi come piace a me il grigio poroso delle mattonelle al sole scotta ancora. Non saltello non soffio non scappo via. Il contatto fisico con la terra non allontana la sensazione di non presenza.

Come in una bolla leggera di sapone, come in una palla di vetro per pesciolini rossi, come in una lacrima piena d’acqua e sale, mi riparo alla vista del mondo agonizzando sogni.

Le lenti degli occhiali per guardare lontano hanno più impronte che le mie stesse dita.

Polpastrelli sulle palpebre a fare occhiolini che non sono capace, polpastrelli sulle labbra a mandare baci che chissà se avranno un arrivo.

UN’ESTATE DA QUI

(Racconti brevi brevissimi)

Tienimi come fossi carta bianca da scrivere, un disegno da colorare, spazi da occupare.Tienimi come ciuffi rosa di nuvole e spicchio di luna nascente.

Nei vetri di automobili in corsa rifletto stati d’animo.

Ancora qualche rintocco e questa estate non mia, coi suoi cieli immensi di lunghi tramonti, si tufferà tra colori caldi mescolando stagioni e sentimenti.

Sorseggio acqua fino a qualche ora fa frizzante, giusto per bagnare la bocca asciutta di parole taciute, giusto per ingoiare rospi e principi azzurri scoloriti.

Ciuffi indaco di nuvole accese e spicchio di luna grande la metà. Scatto un’istantanea sfocata scialba tesa, come la mia pelle scottata dall’ultimo sole, come l’attesa del tempo che tarda ad arrivare.

In un gioco dispettoso e fragile accavallo gambe incrocio dita persevero affinità complesse. Volgo lo sguardo.

Oltre un finestrino enormi campanule viola abbracciano entrate.

Non conosco il loro abbracciare ma vorrei ugualmente essere lì. Tra il profumo dei fiori e quello delle sue braccia, che non conosco il suo abbracciare ma vorrei ugualmente esserci dentro.

Tienimi come fossi ciò che so essere, tienimi come fossi amore.

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